Il cheratocono è una malattia degenerativa della cornea, la quale tende ad assottigliarsi e ad assumere una forma conica in conseguenza alla perdita della sua rigidità strutturale. I soggetti colpiti da cheratocono presentano una predisposizione familiare multifattoriale con frequente associazione a malattie di tipo allergico. Generalmente, la patologia si manifesta nella adolescenza tra i 14 e 18 anni di vita con la comparsa di un astigmatismo refrattivo che diminuisce la nitidezza visiva.
Il cheratocono tende a progredire in modo più evidente fino ai 35 anni. Una percentuale moderata dei pazienti avrà una curvatura progressiva e severa della cornea sino alla deformazione corneale con rottura delle fibre centrali della cornea con conseguente deformazione dell’immagine.
Le cause che determinano il cheratocono non si conoscono in maniera certa, ma si ipotizza principalmente un ruolo della resistenza del tessuto che appare con ridotta tensione strutturale tale da deformarsi in correlazione a fattori genetici, fattori esterni (es: microtraumi da sfregamento), disfunzioni delle ghiandole endocrine o predisposizioni allergiche. Responsabili della comparsa di cheratocono anche le anomalie nel funzionamento dei cheratociti, ovvero delle cellule deputate al rinnovamento del tessuto corneale.
La cura del cheratocono può avvenire secondo diverse tecniche, che vengono scelte in base allo stadio di avanzamento della malattia, alle condizioni generali di salute del paziente, alla compresenza di altre patologie e – soprattutto – in base allo spessore della lente corneale.
Presso il reparto oculistico dell’istituto ospedaliero Poliambulanza è possibile affidarsi ai nostri specialisti per una diagnosi precoce ed eventualmente curare e operare il cheratocono. La nostra struttura ospedaliera, certificata all’“eccellenza” da parte della Joint Commission International, ha seguito negli anni innumerevoli pazienti che hanno affidato a noi la salute dei loro occhi. L’esecuzione degli interventi e dei trattamenti per il cheratocono viene svolta in contesti di totale sicurezza e con le tecnologie più all’avanguardia.
La cura del cheratocono può avvenire secondo diverse tecniche, che vengono scelte in base allo stadio di avanzamento della malattia, alle condizioni generali di salute del paziente, alla compresenza di altre patologie e – soprattutto – in base allo spessore della lente corneale. Tra le varie tipologie di trattamento, citiamo:
Lenti a contatto e occhiali non rappresentano un trattamento terapeutico per la cura del cheratocono; tuttavia il loro utilizzo può essere indicato per aumentare l’acutezza visiva indebolita a causa dell’assottigliamento della cornea.
Il cross-linking corneale è una terapia indicata in caso di cheratocono e ha lo scopo primario di rinforzare la superficie corneale nel caso in cui quest’ultima risulti indebolita e deformata. Il trattamento viene svolto in anestesia topica,cioè con gocce anestetiche e consiste nell’istillazione di vitamina B2 (Riboflavina) all’interno dell’occhio. Il farmaco liquidò viene appoggiato in una coppa a contatto della cornea e diffonde all,interno della cornea stessa in un periodo di pochi minuti grazie ad un campo elettrico a bassa tensione che lo fa perpetrare più velocemente (iontoforesi).
La riboflavina è una sostanza fotosensibile che, sotto irradiazione diretta di raggi UV, contribuisce al rinforzamento della cornea creando dei nuovi collegamenti tra le fibre di collagene che costituiscono lo stroma.
Il cross linking corneale può essere eseguito secondo due tecniche:
Entrambe le tecniche risultano assolutamente sicure ed efficaci. Differiscono per lo strato a cui si formeranno, sotto effetto del farmaco, i ponti proteici che irrobustiscono la cornea. La scelta di una piuttosto che dell’altra viene effettuata dal medico oculista in base alle caratteristiche dell’occhio e alle condizioni della cornea del paziente,cioè in base allo stadio del cheratocono e dello spessore corneale.
in sostanza il crosslinking e’ un trattamento che vorrebbe stabilizzare la malattia,come se cristallizzassimo la cornea in quell’istante. In modo intuitivo, quanto prima viene fatto nel corso della malattia, più conservata sarà la forma della cornea. E’ consigliabile quindi un trattamento precoce, anche nei minorenni per stabilizzare la cornea che il paziente ha nel momento del trattamento.
Gli anelli intrastromali sono degli elementi in PMMA, materiale sintetico biocompatibile, di forma semisferica o ad arco che, se inseriti all’interno dell’occhio, consentono di regolarizzare le porzioni centrali della cornea, riducendone l’irregolarità e le conseguenti aberrazioni ottiche. Cioè tendono la cornea centrale, compresa tra i due inserti, portando a maggiore simmetria di quella porzione corneale.
L’impianto di anelli intrastromali, che vengono inseriti all’interno di “tunnel” scavati nell’occhio per mezzo del femtolaser, garantisce un miglioramento qualitativo della vista, ma può essere effettuato solo nelle forme meno gravi di cheratocono, su pazienti la cui cornea non sia eccessivamente sottile o offuscata.
L’intervento viene effettuato in anestesia locale e ha una durata di circa 10 minuti. Dopo l’intervento, il paziente deve indossare delle lenti protettive e seguire con attenzione le indicazioni del medico oculista.
L’impianto di anelli intrastromali è reversibile e compatibile con altri trattamenti per la cura del cheratocono (cross-linking, prk, cheratoplastica ecc..). Spesso si associa all’utilizzo di lenti a contatto LAC in materiali semirigidi o composti per migliorare il potere dell’occhio e permettere al paziente una visione discreta per molte delle attività della vita. In alcuni casi in presenza di cornea parzialmente irregolare si decide di compensare la visione con IOL cristallini artificiali interni che compensano gli alti astigmatismi (lenti toriche o stenopeiche pinpoint).
Negli stadi più avanzati e gravi di cheratocono, quando i trattamenti sopra citati non risultano sufficienti alla risoluzione della malattia, può essere necessario eseguire un trapianto di cornea (cheratoplastica). Questa soluzione viene considerata solo nei casi in cui la cornea è eccessivamente danneggiata con pieghe delle fibre all’apice ed assottigliamento corneale con perdita di trasparenza e quindi rischio di perforazione o idrope corneale. Un tempo si eseguiva la sostituzione totale della cornea (cheratoplastica perforante), ma oggi, grazie alle moderne tecniche chirurgiche, è possibile sostituire solo la parte malata del tessuto corneale (cheratoplastica lamellare), provocando al paziente minor dolore e minor fastidio in fase post-operatoria.
Cheratoplastica Perforante
La cheratoplastica perforante (PKP) è la prima tecnica di trapianto della cornea e, attualmente, risulta essere la più diffusa in tutto il mondo. La procedura consiste nella sostituzione a tutto spessore della cornea centrale danneggiata con un nuovo tessuto corneale proveniente da un donatore umano. L'innesto della nuova cornea richiede diversi punti di sutura tra il disco corneale del donatore e l’anello esterno della cornea del paziente con cheratocono. La sutura determina una lenta unione specie epiteliare ed endoteliale lungo la linea di sutura. Percui la rimozione dei punti può avvenire anche dopo 18 mesi dall’intervento. L'operazione di cheratoplastica perforante può avvenire in anestesia generale o in anestesia locale e ha una durata di circa 45-60 minuti, anestesia compresa. Di norma, è previsto il ricovero ospedaliero di una notte, per tenere il paziente sotto osservazione. Dopo l’intervento, il recupero delle facoltà visive può avere una andamento molto lento con recupero visivo graduale con astigmatismi rilevanti ma correggibili(con occhiali, laser refrattivi, lenti intra oculari e LAC).
Cheratoplastica Lamellare
La cheratoplastica lamellare consiste nella sostituzione della sola porzione di cornea danneggiata, al fine di preservare il tessuto corneale originale sano e l’integrità dell’occhio. Dopo aver asportato i tessuti di cornea danneggiati, il medico chirurgo oculista provvede all’applicazione degli strati di cornea sani provenienti da un donatore. L’innesto di tali strati prevede la successiva realizzazione di molteplici punti di sutura. La cheratoplastica lamellare può essere di tipo lamellare anteriore – se gli strati sostituiti sono quelli più esterni della cornea – o di tipo lamellare anteriore profonda – se gli strati sostituiti sono quelli più centrali della cornea. Una volta terminata la procedura, il paziente può fare rientro a casa, a meno che le sue condizioni siano poco stabili.
Esiste anche una chirurgia a trapianto parziale con innesto lamellare endoteliale del solo strato interno per perdita di cellule endoteliali. In alcuni centri tecnologicamente di
avanguardia,come il nostro, la presenza di laser a Femtosecondi permette la costruzione di lembi per trapianto con tagli laser della precisione di frazione di
micron e quindi interventi più standardizzati e più ripetibili. Tutte le chirurgie mininvasive e lamellari sono meno infiammatorie, meno traumatiche,
permettono guarigioni più’ veloci e minori possibilità’ di rigetto immunomediato.
In generale le chirurgie corneali con i vari trapianti possono essere sequenziali ed un paziente può eseguire varie chirurgie di trapianto ad anni di distanza per
recuperare una struttura corneale più regolare e migliorare la propria visione.
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