La sindrome premestruale è una condizione clinica molto frequente, che può avvenire in risposta alle normali fluttuazioni ormonali del ciclo. Il ginecologo rappresenta il principale punto di riferimento. Si stima che in Italia il 90% delle donne in età fertile avverta disturbi in forma lieve e tollerabili, nei giorni che precedono l’arrivo della mestruazione. Tuttavia in alcune donne la sintomatologia si presenta in forma piu’ marcata, con sintomi emotivo-comportamentali tali da compromettere la normale attività quotidiana, sociale , lavorativa o scolastica. In alcuni casi i sintomi psicologici si manifestano in forma grave e invalidante, definita Disturbo Disforico della fase premestruale, che richiede un approccio psichiatrico. Caratteristica fondamentale di questa sindrome è la stretta correlazione con un periodo ben definito del ciclo mestruale, presentandosi ripetutamente nei giorni che precedono le mestruazioni e scomparendo con l’arrivo del nuovo ciclo. Può manifestarsi in qualsiasi età della donna fertile. La prevalenza della sindrome premestruale presenta un picco nella giovane-adulta, intorno ai 20 anni. Nel periodo pre-menopausale può esserci un aggravamento dei disturbi con una maggiore richiesta di aiuto.
La sintomatologia è eterogenea (si descrivono fino a 150 sintomi) e variabile da donna a donna. E’ causata da un’alterata sensibilità alle fluttuazioni ormonali tipiche dell’età fertile. Estrogeni e progesterone, ormoni tipici femminili, sono steroidi neuroattivi che possono influenzare direttamente o indirettamente le funzioni del sistema nervoso centrale. Qui di seguito sono elencati alcuni tra i sintomi piu’ frequenti.
SINTOMI FISICI | SINTOMI PSICO-COMPORTAMENTALI |
gonfiore addominale e generalizzato mal di testa tensione/dolore mammario esaurimento fisico dolore/rigidità articolari e muscolari variazioni dell’appetito e del sonno |
irritabilità sbalzi d’umore rabbia aggressività sensazione di perdita di controllo ansia confusione mentale difficoltà di concentrazione depressione crisi di pianto
nelle forme piu’ gravi pensieri suicidi |
L’esame obiettivo e i test di laboratorio non sono esaurienti. Non esistono marcatori biologici per diagnosticare la sindrome premestruale/disturbo disforico premestruale. Cioè non esiste alcun test o prelievo di sangue utile. Inoltre i sintomi sono vari ed eterogenei e cambiano da donna a donna. Ma con un ascolto attento della paziente e con domande mirate lo specialista è in grado di identificare il quadro sintomatologico tipico della sindrome premestruale e a differenziarlo da un disturbo psichiatrico, con il quale talvolta è sovrapposto. Indispensabile per una diagnosi corretta è l’associazione temporale dei disturbi con i giorni che precedono le mestruazioni. Può essere chiesto alla donna di registrare i sintomi su una apposita tabella, per almeno due cicli mestruali, al fine di capirne le caratteristiche, l’intensità, la periodicità, ma soprattutto la presenza esclusiva nella fase luteale, cioè la fase post-ovulatoria, identificando contemporaneamente eventuali fattori o situazioni che influenzano l’espressione clinica dei sintomi.
La scelta terapeutica deve essere personalizzata e si basa sul tipo e sulla gravità dei sintomi. L’approccio deve essere graduale, modificando strategia in base alla responsività o meno ai trattamenti. E’ necessario un monitoraggio nel tempo della sintomatologia con adeguamenti in base ai risultati ottenuti. Prima di definire l’iter terapeutico, lo specialista dovrà tener conto dello stato di salute generale, l’uso di farmaci correnti e individuare malattie o disturbi sottostanti, che si sovrappongono o che possono peggiorare durante il periodo premestruale. Talvolta possono essere necessarie strategie integrate plurispecialistiche. Le opzioni terapeutiche sono varie e prevedono: terapie non farmacologiche, nelle forme piu’ lievi, fino ad arrivare all’uso di agenti ormonali che sopprimono l’ovulazione, o farmaci psicotropi.
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