La prima carità al malato è la scienza: una mostra sul cardiochirurgo Giancarlo Rastelli

La prima carità al malato è la scienza: una mostra sul cardiochirurgo Giancarlo Rastelli

giovedì 06 dicembre 2018

Giovedì 6 dicembre alle ore 18.15 presso la sala Congressi, verrà presentata la mostra fotografica su Giancarlo Rastelli, visibile in Poliambulanza dall’1 al 14 dicembre, con visite guidate quotidiane dalle 17.00 alle 19.30.

La mostra sul cardiochirurgo Giancarlo Rastelli è nata da un gruppo di studenti di medicina dell'Università degli Studi di Bologna che si sono imbattuti in modalità diverse nella sua vicenda umana e professionale. 

Il dott. Rastelli (1933-1970) si è diplomato e laureato in medicina a Parma e nel 1961, per i meriti acquisiti grazie alle pubblicazioni dei primi anni di carriera, ha vinto una borsa di studio Nato con la quale si è recato alla Mayo Clinic (Rochester, Minnesota). Diventato in pochi anni responsabile della ricerca cardiovascolare fece scoperte rivoluzionarie nell'ambito delle cardiopatie congenite. In particolare si ricordano “La classificazione del Canale Atrio Ventricolare Completo” (1966) e la “Rastelli Procedure”. 

Gian, come lo chiamavano i suoi amici, univa a una grande professionalità e competenza una profonda umanità. Fin da giovane venne educato nell'oratorio dei Gesuiti di San Rocco a Parma ad attività caritatevoli che segnarono il suo modo di stare di fronte ai pazienti. 

Nel 1965 ricevette una diagnosi di Linfoma di Hodgkin che lo portò a morire prematuramente nel 1970. 

Gli anni della malattia furono per lui i più produttivi e quelli in cui si vide l'attenzione al malato: "Anche se sai di avere pochi minuti per la visita all’ammalato - amava ripetere -, entra, siediti accanto a lui, sorridi, prendigli la mano. Incontralo come fratello di un comune destino, non come un numero o come un carcerato dell’ospedale. Incontralo in Cristo. L’ammalato è l’altro da servire”. 

Negli ultimi mesi, pur non potendo più seguire i suoi piccoli pazienti in sala operatoria poiché consumato dalla malattia, li accompagnò comunque aiutando le famiglie a reperire i fondi per poter portare i propri bambini dall'Italia alla Mayo Clinic e ospitandoli nella sua casa di Rochester.

 

 

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