La sfida di un futuro senza HPV.
Intervista alla dott.ssa Manuela Lomini dell’U. O. di Ostetricia e Ginecologia

La sfida di un futuro senza hpv

domenica 06 novembre 2022

Che cosa è l’HPV?
L’HPV è in assoluto la più frequente infezione sessualmente trasmessa. L’assenza di sintomi ne favorisce la diffusione, poiché la maggior parte degli individui affetti non è a conoscenza del processo infettivo in corso, con il pericolo di trasmetterla ad altri soggetti.


Come si trasmette l’HPV?
Le vie di trasmissione possibili sono: sessuale; attraverso oggetti; durante la gravidanza. 
La via sessuale è responsabile del 95% delle infezioni da HPV, non necessariamente in seguito a un rapporto sessuale completo, ma anche con partner dello stesso sesso, oppure tramite rapporti orali. 
Possiamo contrarre l’HPV anche tramite oggetti. Teniamo presente che l’HPV è un virus intracellulare, non può sopravvivere per lungo tempo in un ambiente esterno, è quindi possibile contrarre la malattia solo se sull’oggetto sono presenti secrezioni che contengono cellule vive. 


Una mamma HPV positiva può trasmettere l’HPV al proprio bambino?
La trasmissione è possibile durante la gravidanza, l’HPV viaggia nel sangue materno, attraversa la placenta il cordone ombelicale e giunge al feto, oppure durante il passaggio nel canale del parto al momento della nascita. Tuttavia, i bambini che contraggono l’HPV dalle loro madri nell’arco di 6 mesi eliminano naturalmente l’infezione e anche quelli che risultano positivi per più tempo non hanno complicanze. 


Chi si occupa di prevenire le infezioni da HPV?

L’HPV è una malattia trasversale che colpisce sia uomini sia donne e interessa vari organi del nostro corpo. Si rende pertanto necessaria la collaborazione di vari specialisti: ginecologi, dermatologi, anatomopatologi, otorinolaringoiatri, proctologi, urologi, pediatri, esperti di microbiota, sessuologi, al fine di poter curare al meglio e essere concordi nelle strategie terapeutiche. 


Quante persone vengono in contatto con l’infezione da HPV?
I dati sono rilevanti: 9 persone su 10 nella loro vita vengono in contatto con HPV e 1 persona su 4, indipendentemente dal sesso, contrae un’infezione da HPV. Questo significa che circa il 75% della popolazione sarà esposta a un’infezione da HPV entro i 50 anni. Venire a contatto con questo virus incide significativamente sulla probabilità di sviluppare tumori della cervice uterina, della vagina, della vulva, dell’ano, dell’orofaringe e del pene. Solo in Italia si stima che ogni anno l’HPV sia responsabile di circa 5000 nuovi casi di tumore in entrambi i sessi.


Adesso un po’ di storia. Come si è arrivati a comprendere la correlazione tra virus e tumore? 
Fino agli anni Sessanta l'idea che un virus potesse causare un tumore era considerata un'assurdità. All'epoca, 8000 donne all'anno morivano di cancro alla cervice soltanto negli Stati Uniti, ma l'origine della malattia era del tutto sconosciuta.
Le scoperte attuali non sarebbero state possibili senza la battaglia condotta da Sarah Stewart (1905-1976), prima scienziata a ipotizzare l'esistenza di virus oncogeni, cioè in grado di causare tumori, capaci di trasmettere la malattia da un soggetto a un altro.
Per tutta risposta, nel 1949, a 43 anni, Stewart diventò la prima donna a laurearsi in medicina alla Georgetown University, dove già insegnava come batteriologa. E quando nel 1951 fu scelta come direttore medico del National Cancer Institute di Baltimora, approfondì le sue ricerche sull’HPV, fondando le basi di ciò che conosciamo oggi.


Abbiamo degli strumenti preventivi per proteggerci dall’infezione da HPV?

Sì. Il più sicuro ed efficace è certamente il vaccino anti-HPV.


In Italia la copertura vaccinale attuale è sufficiente o ci sono margini di miglioramento? 

La copertura vaccinale in Italia è ancora bassa, a causa del Covid ulteriormente in calo.
Inoltre, si stima che, a causa della pandemia da Sars-Cov19, ben 700mila ragazze e ragazzi siano stati privati dell'opportunità di proteggersi con la vaccinazione anti-HPV. Eppure il vaccino resta lo strumento di prevenzione più efficace. 


Quante persone sono state vaccinate nell’ambulatorio vaccinale di Poliambulanza?
Nel 2007 AIFA ha approvato l’utilizzo del vaccino anti-HPV in Italia e nel 2008 Poliambulanza ha aperto il primo ambulatorio della provincia di Brescia.
Tra il 2008 e il 2022 sono state vaccinate 3352 femmine e tra il 2016 e il 2022 sono stati vaccinati 705 maschi. Tra il 2021 e il 2022 abbiamo assistito a un netto incremento delle vaccinazioni. Nel 2021: 720 donne e 154 uomini. Nel 2022: 1030 donne e 224 uomini.


Abbiamo strumenti per eliminare definitivamente il virus?
Il dr. Ian Frazer, scienziato australiano, inventore del vaccino anti-HPV, ipotizza che il vaccino, in 40 anni potrebbe portare all’eradicazione dei tumori legati all’HPV, considerato che il papilloma è un virus solamente umano e dunque potenzialmente eliminabile con la vaccinazione.


Obiettivo ambizioso. Ci sono Paesi che potrebbero raggiungere questo risultato già nei prossimi anni?
L’Australia si prefigge entro il 2035 di eliminare i tumori causati dall'HPV vaccinando il 90% della popolazione target. Il Canada si prefigge il medesimo obiettivo entro il 2040. 


È utile vaccinare anche i maschi?
Decisamente sì. Per molto tempo e con un’informazione scorretta o imprecisa, si è portata avanti la falsa credenza che l’HPV fosse un’infezione dannosa solamente per il sesso femminile, ma questo non corrisponde al vero. Il 65-70% dei soggetti di sesso maschile contrae un’infezione da uno o più ceppi di HPV (oncogeni e non) durante l’arco della vita e, a differenza del sesso femminile, non esiste una metodica di screening ben validata, analoga al pap-test. I Canadesi, gli Americani, gli Inglesi prima di noi hanno considerato la validità del vaccino anti-HPV per il sesso maschile. Dal 2017 in Italia viene consigliato e offerto gratuitamente per i ragazzi nell’11° anno di vita. Ma questo non significa che il vaccino non possa essere somministrato alle persone adulte.


Può essere utile la somministrazione del vaccino alle coppie adulte?
Sì. Alla luce delle maggiori evidenze scientifiche non è più corretto parlare di un vaccino contro la prevenzione delle neoplasie dell’apparato genitale di uno dei due partner, ma di un vaccino per la prevenzione delle infezioni da HPV nella coppia, in quanto entrambi i sessi possono contrarre questa malattia e sviluppare complicanze, anche oncologiche.


Può essere somministrato il vaccino adiuvante per ridurre il rischio di recidive? 
Il vaccino anti-HPV non ha solo effetto preventivo, ma può avere effetto adiuvante. Quando una donna è trattata chirurgicamente per una patologia HPV correlata (mediante conizzazione, laser, vaporizzazione) può, nel corso del tempo, avere una recidiva di malattia. Il Ministero della Salute ha raccomandato di effettuare il vaccino anti-HPV nel 2020. Somministrare la vaccinazione in associazione al trattamento chirurgico riduce dell’80% la possibilità di recidiva della malattia, pertanto in Fondazione Poliambulanza eseguiamo la prima dose di vaccinazione in sala operatoria in associazione con il trattamento chirurgico in modo da garantire una pronta efficacia del vaccino stesso.

 

Per informazioni sulla vaccinazione femminile e maschile e per prenotazioni:

 

  • scrivere a ost.segreteria@poliambulanza.it   
  • chiamare il numero 030.3518916 (dal lunedì al venerdì; orario 8.30-12.00 / 14.00 – 15.00)