Cure Mediche

Chiusura DIA e PFO

La chiusura percutanea di DIA (difetto interatriale) o di PFO (forame ovale pervio) ha come fine quella di interrompere la comunicazione tra atrio sinistro e atrio destro formatesi in età fetale.

  • Difetto interatriale (DIA), ovvero la persistenza di una comunicazione tra la parte destra e sinistra del cuore secondaria ad una incompleta formazione, durante il periodo fetale, del setto interatriale (rappresenta circa il 10% di tutte le cardiopatie congenite). Può causare sovraccarico patologico delle cavità cardiache di destra e predisporre ad ictus e/o TIA.
  • Pervietà del Forame Ovale (PFO), ovvero la persistenza di una comunicazione a livello del setto interatriale dovuta alla mancata chiusura della valvola del forame ovale (presente nel 25-40% della popolazione generale).  Può predisporre ad eventi neurologici quali ictus e/o TIA.

 

La procedura viene condotta mediante l’introduzione di cateteri attraverso le vene femorali: verranno raggiunte le camere cardiache ed effettuate misure di pressione, saturazione e quantizzazione dello shunt interatriale. A questo farà seguito il posizionamento di un dispositivo (endoprotesi) formato da due dischi che, portati nelle cavità atriali attraverso un particolare catetere, verranno rilasciati previa verifica ecocardiografica e fluoroscopico-angiografica dell’adeguata posizione a livello del setto interatriale. 

La procedura è effettuata nel laboratorio di emodinamica da un’equipe dedicata di medici e personale infermieristico, la visualizzazione delle diverse strutture vascolari avviene mediante ecocardiografia e tecnica radiologica, e può essere completata dall’iniezione di mezzo di contrasto iodato, talvolta anche attraverso accessi arteriosi periferici.

L’intervento viene eseguito in anestesia generale e coadiuvato dalla concomitante esecuzione di un ecocardiogramma transesofageo e/o ecocardiogramma intracardiaco (attraverso particolari cateteri introdotti per via venosa femorale) allo scopo di meglio definire l’anatomia del difetto interatriale/pervietà del forame ovale, guidare il corretto posizionamento del “dispositivo” e verificare eventuali shunt residui. 

 

La procedura è efficace in oltre il 95% dei casi, ma talvolta può dar luogo ad alcune complicanze cliniche con una incidenza compresa tra l’1% ed il 2%.
Le complicanze possibili durante questa procedura sono: la morte, l’infarto miocardico acuto, il ricorso ad intervento chirurgico d’emergenza, le complicanze cerebrovascolari, i sanguinamenti maggiori e minori, le complicanze vascolari in sede di accesso venoso od arterioso, la lesione di fasci nervosi, la perforazione di strutture cardiache, vascolari o di altri parenchimi, le reazioni vasovagali, le aritmie cardiache ipocinetiche ed ipercinetiche, le flebiti, le infezioni, la febbre, le reazioni pirogeniche e le reazioni ai farmaci (mezzo di contrasto, protamina, ecc.), l’insufficienza renale. 

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