La forma più comune di tumore del pancreas è l’adenocarcinoma; si sviluppa solitamente nella testa dell’organo e origina nei dotti che trasportano gli enzimi deputati alla digestione.
Si tratta di una forma tumorale particolarmente aggressiva e purtroppo molto diffusa: ogni anno in Italia colpisce infatti oltre 10.000 persone soprattutto tra i 60 e gli 80 anni, equamente distribuite tra i due sessi.
A causa della rapida diffusione ad organi come polmone e fegato e alla problematicità di effettuare una diagnosi in tempi precoci, il tumore del pancreas è una delle neoplasie più difficilmente curabili.
Il tumore del pancreas insorge in seguito alla moltiplicazione incontrollata di cellule che hanno subito un’alterazione genetica. Le cause di tale alterazione sono ancora sconosciute, ma sono noti alcuni fattori che possono aumentare il rischio di insorgenza della malattia:
Come detto, la diagnosi di adenocarcinoma, la forma più comune di tumore del pancreas, è difficile da effettuare durante le prime fasi della malattia e questo dipende principalmente dall’assenza di sintomi ben individuabili.
Solo quando il tumore blocca i dotti biliari o raggiunge altri organi è possibile riconoscerne i sintomi, che sono principalmente:
La diagnosi di tumore del pancreas deve essere effettuata da un medico specialista in seguito ad esami come TAC, RMN, eco-endoscopia. In caso di ittero, ovvero di colorazione giallastra della pelle, possono essere effettuati altri accertamenti specifici. È utile alla diagnosi anche il dosaggio dei marcatori tumorali.
In caso si renda necessario un approfondimento istologico della lesione (quadro radiologico non chiaro o necessità di chemioterapia preoperatoria) i pazienti vengono valutati mediante eco-endoscopia, cioè ecografia condotta attraverso uno speciale gastroscopio, che consente anche di eseguire dei prelievi bioptici.
In base al dato radiologico i pazienti sono considerati come portatori di
Consideriamo resecabile un tumore che può essere asportato in modo completo con margini attorno a esso negativi.
Nel caso dei tumori di testa/processo uncinato e istmo, qualora il tumore abbia invaso le arterie principali viscerali, la neoplasia viene considerata localmente avanzata. In questo caso prima è necessario ridurre l’infiltrazione ai vasi mediante chemioterapia e, in seguito, si può considerare l’opportunità di un intervento chirurgico.
In caso di neoplasia metastatica da adenocarcinoma duttale, l’intervento è quasi sempre controindicato, tranne che in pazienti con buona risposta alla chemioterapia, in giovane età, in buone condizioni generali e dopo un’attenta rivalutazione multidisciplinare.
NEOPLASIE CISTICHE DEL PANCREAS
Sono lesioni eterogenee a recente scoperta e sempre più importanti dal punto vista numerico come indicazione all’intervento resettivo. Sono quasi sempre scoperte in modo casuale, generalmente in occasione di un’ecografia dell’addome eseguita per sintomi non correlati e necessitano di un approfondimento morfologico che avviene quasi sempre mediante la Risonanza Magnetica.
Nel caso risultino benigne, verranno tenute sotto controllo nel tempo mediante esami radiologici. In caso di lesioni borderline o maligne è necessario l’intervento chirurgico. La decisione sul tipo di terapia da intraprendere viene presa sulla base di esami clinici e radiologici.
NEOPLASIE NEUROENDOCRINE
Sono tumori dell’altra linea cellulare prevalente del pancreas, ossia di quegli elementi cellulari deputati alla secrezione nel sangue di ormoni digestivi (soprattutto glucagone, insulina e gastrina). Nel 70% dei casi, le cellule neoplastiche non producono gli ormoni. In questo caso, questi tumori vengono chiamati neoplasie neuroendòcrine non secernenti.
Possono a volte essere associate a malattie di altre ghiandole endocrine in sindromi familiari (malattia di Von Hippel-Lindau).
Hanno alcune caratteristiche radiologiche, soprattutto in TAC, che spesso ne consentono la diagnosi anche senza la necessità di prelievo bioptico: sono, infatti, tumori molto vascolarizzati, per cui si “colorano” molto dopo somministrazione di mezzo di contrasto. Possono essere diagnosticate anche mediante indagini di medicina nucleare, come l’Octreoscan o la PET con Gallio.
Se le lesioni sono secernenti, vanno sempre operate.
Le lesioni non secernenti, se inferiori a 2 cm, possono essere monitorate con controlli radiologici periodici, ma le lesioni di dimensioni maggiori vanno, in genere, operate.
La prognosi di queste lesioni dipende dalle dimensioni del tumore primitivo, dal coinvolgimento dei linfonodi, dalla presenza di metastasi, dall’indice proliferativo (il Ki 67, che misura il tasso di proliferazione delle cellule). Le lesioni metastatiche possono anche giovarsi di una chirurgia aggressiva: le indicazioni all’intervento devono essere attentamente discusse all’interno di un gruppo multidisciplinare che include il chirurgo, l’oncologo, il radioterapista e il medico nucleare.
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